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La “patogenesi” di Forio. L’attualità del pensiero politico di Luigi Patalano a oltre un secolo di distanza

di Emanuele Verde. Nella storia che sto per raccontarvi ci sono due coalizioni che si contendono il potere municipale senza esclusione di colpi; un armatore che controlla monopolisticamente i collegamenti marittimi da/per Ischia; un parlamentare che non tutela gli interessi del collegio in cui è stato eletto; un’oligarchia economica che indirizza il voto amministrativo; e soprattutto un popolo acquiescente che scambia “per sapienza della vita la propria viltà“.

C’è un piccolo particolare, però. Non siamo nel 2016, anche se gli indizi sembrano dire questo. Siamo invece, tenetevi forte, nel 1893! La storia, o meglio il saggio, è “La Patogenesi di un comune” scritto da Luigi Patalano (1869-1954), padre dell’artista Giuseppe “Bolivar” Patalano, nonché artefice della Colombaia, la torre immersa nel verde del bosco di Zaro divenuta poi – come sappiamo – dimora del regista Luchino Visconti.

All’epoca della pubblicazione del libro Patalano aveva solo 24 anni. La prima cosa che stupisce, e di cui l’autore del resto non fa mistero, è la contemporaneità con “Cerrenne”, raccolta di poesie del Maltese che prendeva di mira l’amministrazione dell’epoca retta dall’ingegner Bonaventura Verde, fratello del medico condotto di Forio, Matteo Verde. Oggetto dell’analisi critica del Patalano sono gli stessi protagonisti delle liriche dialettali dello scultore foriano, tanto che è ipotizzabile l’esistenza di un accordo tra i due (Maltese e Patalano) per un attacco simultaneo alla classe politica in quel momento al potere all’ombra del Torrione.

Un attacco pensato su un doppio binario “alto/basso”, “colto/popolare”, in modo da arrivare a tutti: al popolo, che imparò presto a memoria le “terzine” sarcastiche di “N’Ardica” (trad. “Un’Ortica”) firma anonima del Maltese; alla classe politica, non solo locale, cui invece si rivolge espressamente Patalano nel suo saggio. Il testo è infatti indirizzato all’on. Severino Sani di Ferrara, esponente del partito democratico-radicale e parlamentare di lungo corso, a cui Patalano chiede esplicitamente di intercedere presso il governo sulla situazione politica a Forio e sull’isola d’Ischia.

In particolare su tre aspetti: l’anomalia di un solo medico condotto, Matteo Verde, per un comune di 7000 e passa abitanti. In second’ordine il clientelismo dell’amministrazione in carica che, dopo aver combattutto per dieci anni il partito avverso retto da un altro medico, Vincenzo Morgera, una volta al potere, secondo Patalano, aveva ereditato in pieno non solo il modus operandi della precedente gestione, ma anche il personale politico passato armi e bagagli coi vincitori (a seguito della morte del Morgera). Il terzo aspetto su cui Patalano sollecita l’intervento dell’on. Sani è l’esistenza di un monopolio dei collegamenti marittimi da/per Ischia. Monopolio facente capo all’imprenditore Arcangelo Manzi di Casamicciola Terme, nipote di quel Luigi Manzi artefice del celebre albergo di Piazza de’ Bagni. Secondo Patalano il dominio di Arcangelo Manzi era protetto politicamente dall’on. Michele Mazzella che, anziché fare gli interessi del collegio in cui era stato eletto, utilizzava lo status di parlamentare per tutelare questa e altre rendite di posizione a danno degli interessi della popolazione dell’isola d’Ischia.

Quelli sopra elencati non sono gli unici spunti che offre la lettura de “La Patogenesi di un comune”: dall’impossibilità di un “terzo partito municipale”, tentativo a cui Patalano peraltro non si era sottratto; all’anticlericalismo spinto che però non approda mai alla professione di ateismo; fino alla critica della “società civile” ritenuta connivente dello status quo, Patalano dimostra di essere un fine sociologo oltre che un politico e polemista di razza.

E proprio al tema della “connivenza” Luigi Patalano dedica molte pagine distinguendo tre tipi diversi, seppur chiaramente contigui, di collusione: c’è l’interesse di quelli che chiama “grandi elettori”, a quel tempo proprietari terrieri e commercianti di vino che con le “buone” ma, all’occorrenza, anche con le “cattive” orientavano il voto amministrativo dei braccianti al loro servizio; c’è l’acquiescenza del proletariato che, diversamente da quanto avveniva nel centro e nel nord Italia, non aveva consapevolezza dei propri diritti. Infine ci sono “gli adoratori del sole che nasce” che piegano la bandiera ad ogni spirar di vento, scegliendo di schierarsi dalla parte del vincitore ma solo a risultato acquisito. Nei confronti di quest’ultimi, particolarmente numerosi a Forio, Patalano non nasconde il proprio disprezzo definendo il fenomeno “tarlo infame della vita pubblica” fino all’accusa più specifica di “versipellismo“, parola oggi desueta che descrive appunto l’attitudine di chi cambia parere per tornaconto personale.

Insomma è talmente evidente l’attualità de “La Patogenesi di un comune” che non è necessario aggiungere altro. Semmai, bisognerebbe chiedersi, senza animo polemico, perché per molti aspetti siamo ancora quelli di cento e passa anni fa. Detto diversamente, bisognerebbe indagare in maniera più approfondita le ragioni storiche di questo “presente lungo” che ci descrive come un vestito che continua a calzare a pennello. Mancanza di senso civico? Familismo amorale? Rassegnazione cattolica? O c’é dell’altro?

Quel che è certo, gli anni a cavallo tra XIX e XX secolo sono stati assai tumultuosi a Forio: sia per quel che riguarda la lotta politica, scorrettezze incluse, che soprattutto per tensione ideale. Ecco, recuperare un po’ di quell’idealità  socialista, laica, repubblicana che fu la bandiera del Patalano è il mio personale auspicio per provare a risollevare le sorti del nostro “comunello rurale perduto in fondo a un’isola” descritto così mirabilmente nel 1893.

P.S.: Nel 2012 per la Graus Editore è uscito “Il riflesso di un arcobaleno sulla Colombaia: Luigi Patalano” di Ivano Fiorentino. La lettura di questo saggio scritto dal pronipote del Patalano è importante per l’ulteriore approfondimento dei temi qui appena abbozzati. Desidero inoltre ringraziare l’avv. Nino D’Ambra per aver reso disponibile la lettura de “La Patogenesi di un comune”.


1 Commento, Commenta o fai un Ping

  1. Ciro Castaldi - Data: 10/12/2020 09:13:43 - IP: 93.40.207.xxx

    N’ATA PENZATA
    – Mattè, s’appruove, ho fette lu pruggette
    De sparte fra de nuie lu cummanne:
    Lu fumme, u vròle e damm a rè Giuvanne,
    Rummannènne e resùgghie pe Marchètte.

    – A Bartummève avast pe chist’anne.
    Sparlann le Michele, e’ l’arrevètte;
    A le panzise damme nu bigliètte
    Tutte e bbòte ch’a servì ce stann.

    -Brave,m’affièrre cumm’a Die, Mattè!
    Si vuò restà tu sinneche, e’ l’o a fa;
    O pur’e’ sònghe sinnch’e ttu u fé’.

    -Une a paré lu sinnche e nun giàèsse,
    N’éte ciàèsse e nun s’à ngarrecà
    De niénte. – Abbuòne, Gnà, s’adda fa allésse!

    Giovanni Maltese CERRENNE III

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